Joe Lansdale – Acqua buia (2012)

In questo periodo ho abbastanza tempo libero da dedicare allo “scazzo” on-line. Di conseguenza, tra un lavoretto e l’altro, riesco a pubblicare con continuità le mie opinioni letterarie. Qui, tra poco, spazio a uno dei più grandi narratori americani degli ultimi decenni, un maestro, un peso massimo del noir-pulp.

Acqua buiaTexas, anni ’30, Grande Depressione. Sulle rive del fiume Sabine, la giovane Sue Ellen sta osservando il manesco padre e il perfido zio cimentarsi con illegali tecniche di pesca. Nulla di particolare, o almeno, fin quando le acque non decidono di restituire il cadavere di una ragazza, con una macchina da cucire legata ai piedi. Il corpo, gonfio e tumefatto, è quello di May Lynn, la più bella tra le amiche di Sue Ellen, che tanto sognava di diventare una diva di Hollywood. Trattasi di omicidio. Il ritrovamento non suscita però alcun interesse e precipita immediatamente nell’indifferenza totale. E’ proprio questa amara considerazione a spingere Sue Ellen e i suoi fedeli soci, Terry e Jinx, a dissotterrare la salma e a cremarla. Per onorare la memoria della bella fanciulla, pensano, non resta altro da fare che portare le sue ceneri in California, nella terra promessa del cinema. Ma l’impresa richiede soldi, molti soldi, e nessuno dei tre ne ha abbastanza. Un possibile rimedio alla questione giunge, come per magia, proprio da May Lynn, che nel suo diario segreto ha custodito una mappa, una cartina per raggiungere il bottino sepolto da Jake, il fratello rapinatore morto di polmonite. Che strano! Pochi interessati all’omicidio di un’adolescente e tanti interessati al profumo del cash…

Acqua buia è un signor romanzo, poche storie. La penna di Lansdale è tra le più complete in circolazione; sa divertire, sa spaventare, sa commuovere e, soprattutto, sa disegnare universi. Leggi e vedi tutto: il suo amato Texas, le sue paludi (con tanto di mocassini acquatici) e le sue strambe figure, quasi sempre collocate nei ceti più bassi della civiltà. Poche storie, Acqua buia è un signor romanzo, una vera odissea, una favola nera come la notte e calda proprio come l’estate texana. Tra queste pagine c’è davvero di tutto. Senza mai cadere nel banale e senza mai perdere il filo, Lansdale affronta con disinvoltura tematiche come razzismo, omofobia e adolescenza, immergendole in una trama grandiosa. I personaggi sono sublimi, destinati a essere ricordati a lungo. Sue Ellen, voce intelligente, forte e fragile al contempo, racconta il rocambolesco viaggio (la fuga), mettendo continuamente a nudo le proprie emozioni. Il risultato è eccellente. Da applausi la figura di Jinx, tagliente, disincantata, un vero concentrato di ironia e schiettezza. E benissimo infine i cattivi Sy Higlins, il poliziotto corrotto, e Skunk, il selvaggio assassino del fiume, puzzolente e ossessionato dalle mani delle proprie vittime. Potrei scrivere molto ed elogiare nuovamente la capacità di Lansdale di attraversare almeno quattro generi letterari in sole duecento pagine. Potrei scrivere ciò che penso di ogni singolo episodio raccontato. Potrei sottolineare la bellezza dei dialoghi. Potrei, certo, ma ogni mia parola non renderebbe comunque giustizia. Acqua buia è un signor romanzo, poche storie.

 

 

 

Peter Robinson-Black Dog (2006)

black dogCiò che mi ha spinto a leggere questo buonissimo noir è stato ovviamente il titolo, chiaro riferimento al celebre brano dei Led Zeppelin. A dire il vero, tanto per precisare, il nome dell’opera è stato cambiato appositamente per il mercato italiano (Piece of my heart l’originale, forse un omaggio al brano del 1967, interpretato anche da Janis Joplin). Poco importa: il libro mi è piaciuto e ha catturato la mia attenzione fino all’epilogo. La scrittura è ottima, le ambientazioni interessantissime e i personaggi sono disegnati egregiamente. Elementi del tipo basterebbero eccome, ma la forza più grande è data soprattutto dalla capacità dell’autore di raccontare e di sviluppare in parallelo due indagini molto intricate. Sì, i casi da risolvere sono due, apparentemente scollegati l’uno dall’altro. I salti temporali si susseguono in maniera forsennata, tenendo il lettore sempre incollato alle pagine.

Settembre 1969: Il primo festival rock all’aperto dello Yorkshire si è appena concluso e i Mad Hatters hanno infiammato il pubblico con la loro musica. Dopo la mitica esibizione, tutti sono tornati a casa e l’area si è rapidamente svuotata. Restano ora solo fango e rifiuti di ogni tipo. Fango, rifiuti, ma anche un sacco a pelo. All’interno, beh, niente meno che il cadavere di una ragazza, Linda Lofthouse. E’ il rigido ispettore Stanley Chadwick a occuparsi della faccenda.

Ottobre 2005: L’ispettore Alan Banks sta lavorando sull’omicidio di un giornalista musicale, un certo Nick Barber. L’ipotesi di un delitto passionale evapora del tutto, quando l’ispettore scopre l’interesse della vittima per i Mad Hatters. Il caso Barber e quello Lofthouse si rivelano, passo dopo passo, sempre più vicini tra loro.

Dunque, un thriller immerso nello stravagante universo rock degli anni ’60 è già di per sè una gran cosa, originale e suggestiva, ma se al pacchetto vengono aggiunte figure forti come quella di Banks (personaggio quasi sempre presente nei romanzi di Robinson) e di Chadwick, beh, si sfiora la perfezione. I due ispettori sono diversissimi tra loro, ma entrambi riescono a entrare in sintonia con chi legge. Sono personaggi di grande umanità, che presentano pregi e difetti in egual misura. Le vicissitudini personali di entrambi sono ben narrate e riescono a giustificare gran parte delle loro decisioni. Bene anche gli altri attori principali, da Annie Cabbot, partner di Banks, a Robin Merchant, leader dei Mad Hatters. Un cast ben costruito, variegato e vivo quanto i delitti raccontati.

Nulla da contestare. Black dog mi è piaciuto, mi è piaciuto molto. Rock band, droghe, eccessi, psichedelia, cultura hippy… Un gran bel thriller, sì, che fa venir voglia di Led Zeppelin e Pink Floyd.

Kevin Sampson – Rock Trip (1999)

Durante la stesura di Sonnifera, sul mio comodino, i mezzo a tanti altri, c’era anche questo. Ovviamente qualcosa finì dentro le pagine. Come non ricordare?

Kevin Sampson, autore di questo “manuale discografico”, conosce bene il settore, benissimo. Specializzato in musica e cultura giovanile, ha scritto per varie riviste ed è stato il manager di una indie band di discreto successo, i Farm. Le sue esperienze si riflettono inevitabilmente nel romanzo, un libro molto british, che sputa rock da tutti i pori. La storia dei Grams, giovane band capitanata dal carismatico cantante Keva McCluskey, è narrata minuziosamente, dalla gloriosa ascesa all’inesorabile caduta. Sampson descrive in maniera maniacale l’industria delle sette note, attraversando con voracità i lati più ambigui dell’ambiente e colorando di eccesso ogni singola pagina. Stramberie, stravaganze e deliri si susseguono al massimo volume, sconvolgendo e divertendo al contempo. MTV, rivalità, corruzione e voglia di successo. Studi di registrazione, palchi e concerti. Tanto caos, quindi. Sesso, droga e rock&roll in abbondanza, ma anche infinite storie umane, capaci di dipingere freddamente rabbia, insicurezze e solitudine. I personaggi sono tanti, tantissimi, addirittura troppi. I più interessanti, a mio avviso, James Love, l’esuberante e perverso chitarrista del gruppo, e Guy de Burret, discografico annoiato, disilluso e ossessionato dall’etica artistica.

Ripeto, Rock Trip è una testimonianza viva e piuttosto fedele alla realtà, un ritratto tragi-comico dell’universo discografico moderno. Gli amanti della musica, in particolare del britpop, non possono non apprezzare il lavoro. No, impossibile per i puristi non scivolare nel frastuono assordante raccontato cinicamente dall’autore. D’altro canto, chi non nutre particolare interesse per i suoni, per i dischi o per i capricci di una band è quasi certamente tagliato fuori dalla lettura. Questo, ahimè, è un dato di fatto, che abbassa notevolmente il punteggio e che rende il romanzo un testo per pochi.

-LA CURIOSITA’: Il titolo originale del romanzo è Powder, ovvero lo stesso del disco d’esordio dei Grams.

 

Pollice rotto!

Premessa: non sono e non sarò mai un blogger. Non ho abbastanza tempo da dedicare a ulteriori progetti. Semplicemente, ogni tanto posto su questa paginetta recensioni varie o cose riguardanti le mie attività artistiche, così, nel caso qualcuno scivolasse dentro.

Per la cronaca: ho un pollice rotto (imprecazione) e ho qualche problema con i nuovi lavori (altra imprecazione). In ogni caso, per la fine dell’anno, tutto dovrebbe assumere una forma diversa, migliore. Ho dieci basi pronte, un romanzo ben avviato e non vedo l’ora di aggiungere nuovi titoli al mio dannato curriculum. Se ispirazione e concretezza riusciranno a volersi bene, beh, nel 2016 avrò diverse creature da promuovere. Staremo a vedere!

Riccardo Gramazio