Shari Lapena – La coppia della porta accanto (2016)

 

 

Dopo tempo torno a recensire. Questo è l’ultimo romanzo letto…

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Esordio tosto, questo. La penna è quella della canadese Shari Lapena, ex avvocato ed ex insegnante. Un romanzo ben scritto e piuttosto scorrevole considerato il fatto che tra le mani abbiamo fondamentalmente un thriller psicologico, zeppo di cervellotici viaggi. Prima di sinossi, analisi e commenti, sento il dovere di sconsigliare il libro alle neomamme, ai generi particolarmente incazzati con i suoceri e agli imprenditori a un passo dalla bancarotta. Perché? Semplice, una simile lettura non rilasserebbe affatto tali categorie, anzi, potrebbe potenzialmente premere strani tasti della mente. Esagero, ovvio, ma meglio escludere dal target situazioni del tipo…

Veniamo alla trama: base semplice e risvolti complicatissimi. Anne e Marco Conti, i genitori della piccola Cora, vengono invitati a cena dagli ambigui vicini di casa Cinthia e Derek Stillwell. Una festicciola da niente, in amicizia (sì, amicizia fantastica!) che però non prevede la presenza della bambina. La seducente Cinthia, che non gradisce assolutamente i capricci dei poppanti, convince infatti la giovane coppia di “amiconi” a lasciare a casa l’innocente Cora. Per non mandare a rotoli la cena, visto che la fidata baby sitter non è disponibile, Anne e Marco hanno una sola possibilità, quella di staccarsi a turno ogni mezz’ora per andare a controllare la figlioletta. In fondo la loro abitazione è attaccata a quella degli Stillwell e nulla sembra poi così preoccupante. La serata prende però una brutta piega: Cinthia, bella e formosa, inizia a sedurre sempre di più Marco fino a spazientire Anne, di per sé già alle prese con le proprie insicurezze e con la depressione post partum. Esausta la donna decide di concludere l’insostenibile commedia e di tornare a casa… Qualche passo, poi la straziante sorpresa: Cora non è più nella culla. Nessun dubbio, qualcuno l’ha rapita. E’ l’inizio dell’incubo. Da ora ci si trova immersi in un tremendo e dolorosissimo inferno; sensi di colpa, dubbi, tradimenti e fallimenti personali di ogni genere devastano l’equilibrio mentale di Anne e Marco, obbligati di colpo a mettere sul piatto tutto ciò che hanno. Tutto, anche perché per il tenebroso detective Rasbach, per la stampa e per l’opinione generale i coniugi sono assolutamente da includere nella lista dei sospettati.

I colpi di scena in questa storia non mancano di certo, soprattutto nella seconda parte, e per questo motivo non intendo svelare troppo. Ciò che a mio avviso rende il romanzo davvero interessante (eufemismo, se guardiamo la risposta del pubblico) è proprio l’impatto psicologico dei vari personaggi; il lettore sa tutto di loro, si muove con le stesse gambe, pensa con la stessa testa e attraversa ogni singolo pensiero. Dolore e disperazione dominano le anime di una madre e di un padre, di una donna e di un uomo, fragilissimi e miseramente umani, nel bene e nel male. Forse siamo tutti colpevoli per quanto incapaci di affrontare davvero la vita (Marco è la prova perfetta). Forse non possiamo evitare di essere letteralmente calpestati dalla cattiveria, dall’egoismo, dalla perversione, dai guai del percorso quotidiano. In ogni caso, nel dramma, siamo tutti costretti a pagare, a perdere pezzi. La coppia della porta accanto è un perfetto coccio di vita capace di muovere diverse riflessioni e di toccare parecchie insidiose tematiche. Lettura consigliata.

Nota di merito, infine, per i profili del suocero Richard e della conturbante Cinthia: personaggi tanto odiosi, viscidi e bastardi da disgustare chiunque.

Buon Natale! E un grazie per questa recensione…

Prima di tutto buon Natale a tutti. Tanta vita a tutti!

Riporto anche qui la splendida recensione al mio album “Aspettando ieri” postata su Musicfree. Un grazie di cuore al mio “collega” Joker. Molto presto potrò ascoltare e giudicare a dovere il suo disco. Restate con noi…

Un abbraccio!!!

http://musicfreenetwork.altervista.org/653-2/

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Leonard J.Monk – Soap (2017)

Soap

 

Questo mi è piaciuto molto. Ebook gratuito, reperibile un po’ ovunque. Sì, un noir scritto bene, inquietante, malinconico e buio come la notte. Non ho trovato molte informazioni su Leonard J. Monk, autore interessantissimo e, a mio modo di vedere, piuttosto particolare. Per fortuna le sue pagine parlano per lui. Soap è un ottimo romanzo, veloce come una coltellata e asciutto come un deserto. Il protagonista è Nello, un individuo preso a bastonate dall’esistenza e costretto all’apatia estrema. Apparentemente egli è solo un tassista di Southall, grigia periferia londinese, devoto alla routine e schiacciato dal nulla o quasi. Le sue giornate, le sue notti sono sempre le stesse: telenovela latina alle 20, la cena preparata dalla premurosa madre, gli spostamenti continui nella metropoli che conosce alla perfezione… A consolarlo soltanto l’amore per la musica classica, sorella fedele che lo accompagna nelle ore buie, per le vie infinite di Londra . Ma Nello deve saldare un grosso debito, deve compiere gesti orrendi per conto di un uomo perfido, deve vivere una vita orrenda e parallela. Può uscire del tunnel, certo, riprendere sé stesso. Non manca molto alla fine, ma c’è la criptica Scarlett di mezzo, un po’ amore, un po’ perversione, un po’ donna…

Un noir intenso, davvero ben riuscito. Fantastiche le fotografie di Londra, precise, dettagliate, spesso taglienti. Soap è un libro da leggere e da lasciare entrare. Credetemi.

Strumm – Diario Pulp (2009)

Torniamo a recensire… dopo molto tempo. Perdonatemi, sono un artista “troppo attivo” (o meglio, un casinaro) per riuscire a curare con costanza blog e simili. Però mi trovate, presto o tardi mi trovate. XD

Diario Pulp coverMolti anni fa scaricai gratuitamente la versione in pdf di questo libro e la lasciai parcheggiata in una cartella del mio pc. Ebookgratis.net, questo il sito che ospitava l’ottimo lavoro di Strumm. A distanza di tempo, la mia mente incasinata reclamò la lettura. Cercai in giro per l’hard disk, ma niente, il file era sparito. Forse, anzi, senza forse, il pdf riposa ancora nel vecchio computer, macchinetta per giunta formattata, smontata e riposta in cantina. In ogni caso avevo davvero voglia di leggere Diario pulp, troppa voglia, stavo consumando e assimilando molto materiale del genere per trarre ispirazione (a proposito, WIP!!!). Tornai svelto su ebookgratis, ma con mia grande sorpresa scoprii che il libro non era più disponibile per il download. Cosa fare? Semplice, provai a consultare le pagine online di Edizioni XII, casa editrice del buon Strumm. Chiusa e smantellata, brutto da dire, ma fallita. Peccato, era davvero una fantastica realtà. Mi misi in contatto con qualcuno dell’azienda, non ricordo la risposta precisa, ma sono certo di aver chiesto il formato ebook, da tempo però estinto e sparito dalla faccia della terra. Mi vestii da detective e riuscii a risalire al profilo facebook dell’autore stesso. Molto simpatico e molto disponibile, ma sfortunatamente, oltre a consigliarmi di rivolgermi nuovamente a Edizioni XII, non potè fare molto. Restò come unica opzione la lettura in cartaceo. Amazon e via. Una settimana soltanto e il volume in brossura fu tra le mie mani. Caparbietà e ricerca vennero ripagate alla grande. Diario pulp è spettacolare. Non importa se sono arrivato tardi rispetto all’uscita. Diario pulp è spettacolare. Strumm è un grande autore. Ad avercene…

Strutturato in speciali capitoli dai titoli strambi, per la precisione selvaggi giochi di parole, il romanzo è crudo, violento e spietato, sui binari dei capolavori del pulp (Tarantino e “amici”). Cattivissimo, certo, ma incredibilmente divertente. Ad animare il testo le voci narranti dei campioni, brutti ceffi di una Roma criminale come non mai. Freddure taglienti come spade e schifezze di ogni tipo si susseguono senza lasciar scampo al lettore. Omicidi, pezzi di carne umana, ettolitri di sangue, stranissime sette, prostitute e torture umane inondano le 300 e passa pagine del “diario”, spiazzando e disgustando piacevolemente lo stomaco. Fantastica la scelta del misterioso autore di cambiare ogni volta, da capitolo in capitolo, il punto di vista. A narrare ogni singola vicenda sono infatti i vari personaggi della storia, ora protagonisti e ora complementari. Per capire meglio cosa intendo, beh, basta procurarsi in qualche modo il book. Diario pulp è fantastico. Ovvio, lo consiglio ai lettori hard, a quelli più “cattivi”, e non agli schizzinosi. Io, fedele amante del pulp, dell’hard boiled e della commedia nera, come già detto, ho apprezzato moltissimo il tutto. La parte finale poi, quella dedicata all’Imperatore, avvicinandosi al noir classico, rende il volume ancor più pregiato. Buono, davvero buono. Strumm ci ha regalato un’opera tosta, di grande arte. Chi pensa che l’arte rappresenti soltanto la BELLEZZA delle cose, detto francamente, si sbaglia di BRUTTO. Buona lettura. Divertitevi con Sellero, Zecchinetta e con il resto della squadra… CONSIGLIATISSIMO.

Spero che Strumm in futuro abbia voglia di raccontarci ancora qualcosa.

-LA FRASE: Meglio mettersi con una puttana intenzionata a smettere, che con una santa con segrete ambizioni da zoccola.

Joe Lansdale – Acqua buia (2012)

In questo periodo ho abbastanza tempo libero da dedicare allo “scazzo” on-line. Di conseguenza, tra un lavoretto e l’altro, riesco a pubblicare con continuità le mie opinioni letterarie. Qui, tra poco, spazio a uno dei più grandi narratori americani degli ultimi decenni, un maestro, un peso massimo del noir-pulp.

Acqua buiaTexas, anni ’30, Grande Depressione. Sulle rive del fiume Sabine, la giovane Sue Ellen sta osservando il manesco padre e il perfido zio cimentarsi con illegali tecniche di pesca. Nulla di particolare, o almeno, fin quando le acque non decidono di restituire il cadavere di una ragazza, con una macchina da cucire legata ai piedi. Il corpo, gonfio e tumefatto, è quello di May Lynn, la più bella tra le amiche di Sue Ellen, che tanto sognava di diventare una diva di Hollywood. Trattasi di omicidio. Il ritrovamento non suscita però alcun interesse e precipita immediatamente nell’indifferenza totale. E’ proprio questa amara considerazione a spingere Sue Ellen e i suoi fedeli soci, Terry e Jinx, a dissotterrare la salma e a cremarla. Per onorare la memoria della bella fanciulla, pensano, non resta altro da fare che portare le sue ceneri in California, nella terra promessa del cinema. Ma l’impresa richiede soldi, molti soldi, e nessuno dei tre ne ha abbastanza. Un possibile rimedio alla questione giunge, come per magia, proprio da May Lynn, che nel suo diario segreto ha custodito una mappa, una cartina per raggiungere il bottino sepolto da Jake, il fratello rapinatore morto di polmonite. Che strano! Pochi interessati all’omicidio di un’adolescente e tanti interessati al profumo del cash…

Acqua buia è un signor romanzo, poche storie. La penna di Lansdale è tra le più complete in circolazione; sa divertire, sa spaventare, sa commuovere e, soprattutto, sa disegnare universi. Leggi e vedi tutto: il suo amato Texas, le sue paludi (con tanto di mocassini acquatici) e le sue strambe figure, quasi sempre collocate nei ceti più bassi della civiltà. Poche storie, Acqua buia è un signor romanzo, una vera odissea, una favola nera come la notte e calda proprio come l’estate texana. Tra queste pagine c’è davvero di tutto. Senza mai cadere nel banale e senza mai perdere il filo, Lansdale affronta con disinvoltura tematiche come razzismo, omofobia e adolescenza, immergendole in una trama grandiosa. I personaggi sono sublimi, destinati a essere ricordati a lungo. Sue Ellen, voce intelligente, forte e fragile al contempo, racconta il rocambolesco viaggio (la fuga), mettendo continuamente a nudo le proprie emozioni. Il risultato è eccellente. Da applausi la figura di Jinx, tagliente, disincantata, un vero concentrato di ironia e schiettezza. E benissimo infine i cattivi Sy Higlins, il poliziotto corrotto, e Skunk, il selvaggio assassino del fiume, puzzolente e ossessionato dalle mani delle proprie vittime. Potrei scrivere molto ed elogiare nuovamente la capacità di Lansdale di attraversare almeno quattro generi letterari in sole duecento pagine. Potrei scrivere ciò che penso di ogni singolo episodio raccontato. Potrei sottolineare la bellezza dei dialoghi. Potrei, certo, ma ogni mia parola non renderebbe comunque giustizia. Acqua buia è un signor romanzo, poche storie.

 

 

 

Peter Robinson-Black Dog (2006)

black dogCiò che mi ha spinto a leggere questo buonissimo noir è stato ovviamente il titolo, chiaro riferimento al celebre brano dei Led Zeppelin. A dire il vero, tanto per precisare, il nome dell’opera è stato cambiato appositamente per il mercato italiano (Piece of my heart l’originale, forse un omaggio al brano del 1967, interpretato anche da Janis Joplin). Poco importa: il libro mi è piaciuto e ha catturato la mia attenzione fino all’epilogo. La scrittura è ottima, le ambientazioni interessantissime e i personaggi sono disegnati egregiamente. Elementi del tipo basterebbero eccome, ma la forza più grande è data soprattutto dalla capacità dell’autore di raccontare e di sviluppare in parallelo due indagini molto intricate. Sì, i casi da risolvere sono due, apparentemente scollegati l’uno dall’altro. I salti temporali si susseguono in maniera forsennata, tenendo il lettore sempre incollato alle pagine.

Settembre 1969: Il primo festival rock all’aperto dello Yorkshire si è appena concluso e i Mad Hatters hanno infiammato il pubblico con la loro musica. Dopo la mitica esibizione, tutti sono tornati a casa e l’area si è rapidamente svuotata. Restano ora solo fango e rifiuti di ogni tipo. Fango, rifiuti, ma anche un sacco a pelo. All’interno, beh, niente meno che il cadavere di una ragazza, Linda Lofthouse. E’ il rigido ispettore Stanley Chadwick a occuparsi della faccenda.

Ottobre 2005: L’ispettore Alan Banks sta lavorando sull’omicidio di un giornalista musicale, un certo Nick Barber. L’ipotesi di un delitto passionale evapora del tutto, quando l’ispettore scopre l’interesse della vittima per i Mad Hatters. Il caso Barber e quello Lofthouse si rivelano, passo dopo passo, sempre più vicini tra loro.

Dunque, un thriller immerso nello stravagante universo rock degli anni ’60 è già di per sè una gran cosa, originale e suggestiva, ma se al pacchetto vengono aggiunte figure forti come quella di Banks (personaggio quasi sempre presente nei romanzi di Robinson) e di Chadwick, beh, si sfiora la perfezione. I due ispettori sono diversissimi tra loro, ma entrambi riescono a entrare in sintonia con chi legge. Sono personaggi di grande umanità, che presentano pregi e difetti in egual misura. Le vicissitudini personali di entrambi sono ben narrate e riescono a giustificare gran parte delle loro decisioni. Bene anche gli altri attori principali, da Annie Cabbot, partner di Banks, a Robin Merchant, leader dei Mad Hatters. Un cast ben costruito, variegato e vivo quanto i delitti raccontati.

Nulla da contestare. Black dog mi è piaciuto, mi è piaciuto molto. Rock band, droghe, eccessi, psichedelia, cultura hippy… Un gran bel thriller, sì, che fa venir voglia di Led Zeppelin e Pink Floyd.

Kevin Sampson – Rock Trip (1999)

Durante la stesura di Sonnifera, sul mio comodino, i mezzo a tanti altri, c’era anche questo. Ovviamente qualcosa finì dentro le pagine. Come non ricordare?

Kevin Sampson, autore di questo “manuale discografico”, conosce bene il settore, benissimo. Specializzato in musica e cultura giovanile, ha scritto per varie riviste ed è stato il manager di una indie band di discreto successo, i Farm. Le sue esperienze si riflettono inevitabilmente nel romanzo, un libro molto british, che sputa rock da tutti i pori. La storia dei Grams, giovane band capitanata dal carismatico cantante Keva McCluskey, è narrata minuziosamente, dalla gloriosa ascesa all’inesorabile caduta. Sampson descrive in maniera maniacale l’industria delle sette note, attraversando con voracità i lati più ambigui dell’ambiente e colorando di eccesso ogni singola pagina. Stramberie, stravaganze e deliri si susseguono al massimo volume, sconvolgendo e divertendo al contempo. MTV, rivalità, corruzione e voglia di successo. Studi di registrazione, palchi e concerti. Tanto caos, quindi. Sesso, droga e rock&roll in abbondanza, ma anche infinite storie umane, capaci di dipingere freddamente rabbia, insicurezze e solitudine. I personaggi sono tanti, tantissimi, addirittura troppi. I più interessanti, a mio avviso, James Love, l’esuberante e perverso chitarrista del gruppo, e Guy de Burret, discografico annoiato, disilluso e ossessionato dall’etica artistica.

Ripeto, Rock Trip è una testimonianza viva e piuttosto fedele alla realtà, un ritratto tragi-comico dell’universo discografico moderno. Gli amanti della musica, in particolare del britpop, non possono non apprezzare il lavoro. No, impossibile per i puristi non scivolare nel frastuono assordante raccontato cinicamente dall’autore. D’altro canto, chi non nutre particolare interesse per i suoni, per i dischi o per i capricci di una band è quasi certamente tagliato fuori dalla lettura. Questo, ahimè, è un dato di fatto, che abbassa notevolmente il punteggio e che rende il romanzo un testo per pochi.

-LA CURIOSITA’: Il titolo originale del romanzo è Powder, ovvero lo stesso del disco d’esordio dei Grams.

 

Stanley Pean-Zombi Blues (1996)

Aggiorno il blog (rimasto a lungo “scoperto”), dedicando due righe a questo romanzo. Lo acquistai diverso tempo fa, ma solo settimana scorsa, in vacanza, ho deciso di leggerlo.

Zombi blues

Zombi blues è un romanzo davvero particolare, ottimamente strutturato e dalla prosa pregevole. Lo stile dell’autore, nato ad Haiti e cresciuto in Canada, è piuttosto elegante, pieno zeppo di metafore e di richiami poetici, musicali. Quasi a dispetto di ciò, la vicenda narrata si rivela invece cupa e sanguinosa, inquietante e profondamente noir. Credo che la forza del romanzo nasca proprio dal conflitto tra delicatezza di prosa e violenza di trama. Il risultato è ipnotico, viscerale. Le tinte sono decise, ulteriormente arricchite dalla storia e dal folklore di Haiti, isola che il buon Péan ama e che disegna alla grande con gli occhi dei suoi personaggi.

Tutto inizia a Port-au-Prince, nel dramma della dittatura, quando una coppia di diplomatici canadesi si ritrova ad assistere alla morte di una giovane haitiana. La misteriosa donna stringe tra le braccia un neonato, il piccolo Gabriel, che i due decidono di salvare e di portare a Montréal. Dal prologo passano trent’anni circa. Gabriel ha rotto i rapporti con la famiglia adottiva ed è ora, nonostante i gravi problemi con la bottiglia, un prodigioso trombettista jazz, molto attivo con il proprio quintetto. E’ di fatto il ritorno del musicista in Quebéc, complice una tournée, a risvegliare vecchi fantasmi del passato e ad azionare tutto il flusso narrativo. L’antagonista in Zombi blues è il sadico e corpulento Minville, ex eminenza del regime haitiano, giunto a Montrèal con il fedele Faustin e con il tremendo Caliban, un grosso albino dall’aspetto demoniaco. Minville è cattivo, spietato e sta cercando qualcosa, qualcosa che ancora lega Gabriel, in arte D’ArqueAngel, ad Haiti…

In questo romanzo c’è molto, moltissimo. Amori proibiti, credenze vudù, situazioni politiche e suoni vengono miscelati con classe, capitolo dopo capitolo, fino a completare l’intero quadro. Probabilmente lo stile “massiccio” dell’autore potrebbe non convincere tutti, ma il libro, a mio avviso, ha valore da vendere e offre notevoli spunti di riflessione. Alcuni passi poi, e questo lo affermo da scrittore, sul piano tecnico sono addirittura straordinari, talmente belli da dover essere letti e riletti…

Stephen King-It (1986)

Aggiungo una nuova recensione. Ormai è un classico…

It cover

Non è per nulla facile dedicare qualche riga a questo tomo di 1300 pagine, entrato con prepotenza (ma con diritto) nell’olimpo della letteratura mondiale. No, non è facile aggiungere nuovi spunti di riflessione al capolavoro di King, reso ancor più celebre e inquietante grazie alla miniserie tv del 1990, con Tim Curry nei panni di Pennywise, il terribile clown. Ammetto di aver letto It in età avanzata, non molto tempo fa, decenni dopo l’uscita. Male, molto male. King non ha scritto soltanto un gioiello della narrativa horror, ma una vera e propria saga, capace di toccare una serie infinita di tematiche. Tra queste spicca senz’altro la brutalità delle fobie patite nel corso dell’infanzia, belve fameliche in grado di segnare e di condizionare inevitabilmente la crescita di un individuo. Il racconto si muove in un periodo di tempo che va dal 1957 al 1985. E’ la storia di sette ragazzini di Derry, cittadina immaginaria del Maine, diversissimi tra loro, ma accomunati dallo stesso orribile destino. Tutti, infatti, hanno incontrato It, una creatura mostruosa che, per nutrirsi, esce dal proprio sonno ogni 27-30 anni. Dopo la prima vittoriosa (o quasi) battaglia, i bambini, capitanati da Bill Denbrough, giurano con il sangue di tornare a Derry per affrontare It in caso di ritorno…

Come scrivevo, riassumere in poche righe la montagna di emozioni, di storie, di intrecci, di violenze e di drammi presenti in questo grandioso romanzo è difficile, quasi impossibile. It è un testo impegnativo, ma da leggere assolutamente. E’ uno di quei libri capaci di segnare profondamente la “carriera” di un lettore, non tanto per la trama, comunque splendida, ma per lo strabiliante potere introspettivo. Una volta terminata la lettura si ha come l’impressione di aver “salutato” a malincuore sè stessi. Perchè forse siamo davvero bambini travestiti da “grandi”, con gli stessi identici demoni di un tempo, demoni ai quali, in età adulta, possiamo soltanto attribuire un nome più preciso, dettato da una maggiore consapevolezza.

Difetti del romanzo? 1300 pagine sono 1300 pagine, forse un po’ troppe, data anche la mole infinita di personaggi e di intrecci. Per il resto, premesso che questo è un horror-fantasy, semplicemente “tanta roba”, e per tutti i palati.

-LA FRASE: E quasi per sbaglio Eddie scoprì una delle grandi verità della sua infanzia: i veri mostri sono gli adulti.

-LA CURIOSITA’: In una pagina del suo libro lo scrittore inserisce il nome di un personaggio di Shining: il cuoco di colore Dick Hallorann che, grazie alle sue doti paranormali, riuscirà a salvare alcuni dei suoi amici (tra cui il padre di Mike Hanlon) dal terribile incendio del Punto Nero, una scalcinata locanda adibita a luogo di ritrovo per persone di colore.

 

Jim Nisbet-Iniezione letale (1987)

Tempo: il colpevole è sempre lui. La mia intenzione era quella di recensire, tra un aggiornamento e l’altro, i romanzi apprezzati nel corso degli anni. Tuttavia non ho pubblicato molto. Tempo: il colpevole è sempre lui…

Cercherò di rifarmi…

Jim Nisbet-Iniezione letale

Texas. Prigione. Il dottor Royce ha il compito di iniettare “la fine” ai detenuti condannati a morte. Un lavoro orribile e noioso, sconvolto però dall’ultima esecuzione, quella di Bobby Mencken, un nero accusato di aver ucciso una donna durante una rapina. Sconvolto, sì, perché forse Bobby, ormai giustiziato, non era colpevole. Il medico, alcolizzato e perennemente in lite con la moglie, decide di raggiungere Dallas per scoprire la verità. Qui incontra Colleen ed Eddie, rispettivamente amante e miglior amico di Bobby, oltre che piccoli e ambigui criminali. Entrambi sanno cosa è accaduto la notte dell’arresto di Mencken. Senza nemmeno accorgersene, Royce si ritrova presto coinvolto in un vortice perverso, fatto di alcool, droghe e sesso…

Questa la trama del romanzo, un hard-boiled crudo e feroce, scritto in maniera magistrale. Nisbet ci porta nel centro dello squallore, nei bassifondi della condizione umana, in un turbine ambiguo, misero e violento, così, senza perder tempo. Iniezione letale è un concentrato amarissimo di vita, che non offre particolari risposte, semplicemente immagini dolorose come un pugno nello stomaco. Molto bella la prima parte, quella dedicata agli ultimi istanti di vita di Bobby.

Non un capolavoro, forse, ma di gran valore artistico.